L’Araba Fenice dell’organizzazione

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Una intelligente e vetusta barzelletta recita così: “Sai cos’è il paradiso? E’ il luogo dove i Francesi cucinano, gli Svizzeri fanno i meccanici, gli Italiani fanno gli amanti, gli Inglesi i poliziotti ed i Tedeschi organizzano. Sai cos’è l’inferno? E’ il luogo in cui gli Inglesi cucinano, i Francesi fanno i meccanici, gli Svizzeri fanno gli amanti, i Tedeschi i poliziotti e gli Italiani organizzano!”.
Abbiamo dunque la nomea di non riuscire a pianificare un lavoro in condivisione con più persone, ovvero programmare degli obiettivi da raggiungere in un arco di tempo definito, calcolando le risorse sia umane che strumentali necessarie da mettere in campo.
Spesso, in ambito pubblico (ministeri o enti territoriali), è ‘il capoufficio’ che sceglie e decide in proprio il da farsi e se non ne è capace, chiede aiuto a qualche società in appalto, che proporrà le soluzioni a lei più vantaggiose.
L’organizzazione invece dovrebbe chiedere ad esperti certificati con competenze diverse, di attivare una discussione comune sui percorsi da realizzare per i progetti richiesti, stabilendo di volta in volta a chi affidare la responsabilità nei diversi ambiti. In tal modo sarà dato merito per le scelte fatte a ciascun professionista coinvolto.
Riassumendo, per l’organizzazione del lavoro necessitano dunque competenze, studio, comunicazione, progettazione integrata e coordinata oltre a responsabilizzazione dell’opera.
Si pensi ad un piano di urbanizzazione della propria città che, partendo dalla raccolta dei dati esistenti (residenze, servizi, verde, istituzioni, ecc.), possa ricomporre una struttura maggiormente semplificata ed omogenea nelle sue parti. Sarebbe più facile razionalizzare la mobilità (anche seguendo le ultime normative sulla riduzione dell’inquinamento da qui al 2030) ed uscire dall’ulteriore consumo di suolo o dalla mercificazione del paesaggio.
Andrebbe affrontato anche il problema della spazzatura e della raccolta differenziata. Si potrebbe addirittura superare la soluzione “discarica” che, nonostante la contrarietà delle popolazioni residenti, viene ogni volta sbandierata come l’unica possibile, nonostante in altri Paesi si utilizzino alternative non inquinanti oltre che favorevoli dal punto di vista energetico.
Insomma i nostri ricercatori sono stimati nel mondo, abbiamo inventiva e fantasia nel campo dell’innovazione, possibile che non riusciamo a metterci insieme con umiltà ad ascoltare il pensiero del vicino senza metterci per forza in competizione?