L’intelligenza artificiale ha bisogno della immaginazione umana.

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Sono stata molto bene venerdì scorso alla presentazione del libro di Andrea Ventura “Pensiero umano e intelligenza artificiale”. Lì ho trovato le parole giuste per indicare la scienza, composta dalla freddezza robotica, fondamentale per il controllo scrupoloso di un infinito numero di dati e dalla scintilla dell’immaginazione umana, che permette la novità della scoperta.
Ho trovato un’altra conferma nell’articolo di Elisabetta Amalfitano su Left, in cui Albert Einstein chiede a Freud una soluzione per uscire definitivamente dalle guerre, ottenendone “lo stesso ritornello di sempre: assoggettare la vita pulsionale alla dittatura della ragione”. Ma solo sviluppando le attitudini proprie della nostra specie, come la fantasia, la socialità, la cooperazione, potevamo riappropriarci della nostra identità e salvarci la vita.