Fiducia e politica

Square

(Lettera a Left inviata in data 30/08/2017)

A metà del secolo scorso l’atteggiamento nei confronti delle istituzioni era di fiducia anche se la prerogativa degli Italiani era di fare i furbetti per non pagare il dovuto. Lo Stato, un po’ paternalista, trovava spesso uomini competenti e valorosi per la ricostruzione di una economia moderna. Grandi imprenditori come Adriano Olivetti dalle radici socialiste ed Enrico Mattei per un “capitalismo etico”, erano un modello da inorgoglire chi li conosceva. In seguito altri uomini autorevoli diedero un apporto significativo alla cultura, al lavoro, alla giurisprudenza del nostro Paese come Tullio De Mauro, Luciano Gallino, Stefano Rodotà, e tanti altri che però col tempo divennero un fastidio per i politici.
Oggi non si notano uomini illuminati intorno ai nostri governanti, spesso poco intellegibili negli obiettivi e nella prassi per raggiungerli, oltre ai meri interessi elettorali.
Nel frattempo è arrivata la globalizzazione e, non meno opprimente, l’Unione Europea, grazie alla quale il nostro Paese, più fragile e povero di altri, ha obblighi stringenti dalla Germania, come se qualcuno l’avesse eletta a governare! Ma a volte è un bene, per poter denunciare la cattiva politica al tribunale europeo.
Con la globalizzazione è iniziata la finanziarizzazione dei beni comuni e la privatizzazione delle banche, delle ferrovie e dei servizi pubblici, come l’erogazione dell’energia, del telefono, del gas, dell’acqua e così via. I lavoratori si vedono ridurre i diritti, il reddito, le politiche economiche di ridistribuzione, oltre alla partecipazione all’organizzazione del lavoro. Lavorare nella PA è diventato un privilegio, perché oltre al diritto alle ferie, alla malattia e alla pensione, il personale non può essere licenziato con facilità. Ma ormai non si fanno più concorsi pubblici e, a parte i molti dirigenti assunti o presi in esubero da altre amministrazioni, senza qualche raccomandazione in paradiso, non si potrà entrare nei ruoli dello Stato per competenza e professionalità.
Questo cambiamento, lento e progressivo, ha pian piano cancellato le aspettative future, inaridito i sogni e appiattito le opportunità di tutti. I nostri giovani se vogliono lavorare devono andare all’estero e volendosi programmare una famiglia spesso devono fare affidamento sulla famiglia di origine. Per questo disertano i seggi, non avendo degni rappresentanti da votare.
Vogliamo parlare della rapacità famelica di banche ed assicurazioni? Un tempo si ritenevano una sponda sicura contro danni accidentali o la vecchiaia, oggi tradiscono spesso quelle aspettative, gettando al vento i sacrifici di una vita!
E’ possibile invertire la rotta? Sì, se si parte da un’analisi chiara e condivisa della realtà e dei protagonisti in campo. Non serve un leader ma una costituente, che persegua quegli ideali che non possono essere elusi come il benessere e l’eguaglianza delle persone. Non mancano esponenti qualificati, che si battano per la giustizia e la democrazia o esperti di economia per redistribuire la ricchezza. Si dice che provandoci si può sbagliare ma ad arrendersi si perde tutto!