L’indirizzo della sinistra

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Per parlare della sinistra occorre certamente studiare la storia ma non ci si può fermare alle origini della rivoluzione industriale dell’800 o alla rivoluzione russa o alla nascita del PCI. Nel tempo la parola sinistra è andata incontro a grandi e piccole modifiche nel significato, nel percorso storico e nell’atteggiamento del popolo che l’ha esperita.
Come possiamo riconoscere una sinistra nella Russia o nella Cina dove un uomo solo al comando impone il suo potere anche a paesi terzi limitrofi? Se un tempo la rivolta partiva dalla volontà di un popolo attraverso intellettuali illuminati, oggi che siamo tutti parte di un continente (vedi l’Europa) o di un’alleanza strategica (vedi la NATO) o di un gruppo di paesi “non allineati” , è diventato tutto più complicato e neanche la rivoluzione viene più percepita come soluzione per una trasformazione politica.
La partecipazione dei cittadini alla sinistra è svanita dopo anni di discussioni prima nelle “cellule” poi nelle “sezioni” e infine nei “circoli”. Anche le Feste dell’Unità erano occasione di dialettica ricchissima. Abbiamo partecipato con Massimo Fagioli ad assemblee politiche e convegni non solo con la sinistra del PD ma anche con Rifondazione Comunista, fino a Pannella ed i Radicali, trovando comunque uno spazio utile per discutere ed esplorare possibili alternative.
Se la sinistra si riconosce nell’uguaglianza dei cittadini, nella partecipazione alla cosa pubblica attraverso il voto e nella discussione democratica, purtroppo abbiamo mancato l’obiettivo, visto l’aumento delle disuguaglianze ed il basso indice di votanti alle ultime elezioni amministrative, che fa pensare ad un’assenza di rappresentanza da parte delle istituzioni. Sul cosa fare poi per le famiglie indigenti, gli extracomunitari, i precari, le persone fragili fisicamente o psichicamente o ancora per l’infanzia abbandonata a se stessa, le soluzioni sembrano fumose e contraddittorie, sembrano inseguire solo liberismo e privatizzazioni.
Eppure c’è stato un momento in cui immaginavamo un mondo di risorse per tutti, in cui ciascuno fosse autore della propria vita una volta soddisfatti i bisogni materiali. Oggi purtroppo le risorse mondiali si sprecano nel consumismo sfrenato dei paesi ricchi, le malattie e le catastrofi ambientali fanno stragi in gran parte del globo, per non parlare delle guerre, da cui non ci siamo ancora emancipati.
Che può fare oggi la sinistra? Sicuramente contrastare i nuovi fascismi e populismi dilaganti nel mondo. Forse potrebbe recuperare la sua ragion d’essere basandosi su una “umanità” cosmopolita, investendo nella formazione, nella scuola e nell’arte, nelle cause di protezione da violenze e guerre, nella sanità che salva la vita come quei ricercatori che, condividendo i loro saperi, in poco tempo hanno trovato i vaccini necessari alla salvezza dal Covid.
La rivoluzione? Oggi non credo che qualcuno la insegua più, anche perché ormai c’è quella parola magica che è “trasformazione” ovvero “Una lotta, senza armi, soltanto rivoluzione del pensiero e parola”.