La linea, creatura della fantasia

Square

Un vecchio esperimento psicologico ci mostrava l’esperienza di due cuccioli, uno umano e uno di scimpanzé, che, dopo un breve percorso di giochi e movimenti simili, vedeva il bambino disegnare due occhi e una bocca all’interno di una linea di un volto più o meno rotondo. L’animale non agirà mai in tal senso.
Spesso si sente dire che davanti ad un animale feroce conviene stare fermi, immobili, in modo che quello non ci riconosca. Questo succede perché l’animale non distingue dal contesto esterno un oggetto o un corpo vivo se quello non è in movimento.
Anche nell’informatica, per provare che chi digita su una piattaforma non è un computer, ormai gli si richiede di identificare un oggetto particolare da una fotografia (un’auto, un semaforo o altro), in quanto solo un essere umano può delineare un oggetto scorporandolo da un fondo più o meno omogeneo: ovvero evidenziarne la linea del profilo. E non c’è intelligenza artificiale che possa farlo!
Quanto sopra prova che la linea è attività umana creativa in quanto irrazionale mentre la razionalità ed il calcolo possono anche appartenere ad animali o a macchine. Mentre infatti i primi sono spinti dalla necessità di mangiare e di riprodursi (attività legate all’utile), le macchine (i robot) sono programmati per acquisire informazioni utili all’uomo.
Il discorso sulla linea iniziato da Massimo Fagioli negli anni ’90 del secolo scorso, ha affascinato per primi i compagni dell’analisi collettiva e, approfondendone la ricerca scientifica, sarebbe auspicabile che fosse approfondito e diffuso ad un pubblico sempre più ampio, interessato alle qualità e peculiarità umane. Ogni sforzo in tal senso aiuterebbe l’umanità a sviluppare il meglio di sé anche per non dover sempre e solo combattere il negativo della nostra specie.