Gelosia? No invidia!

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Massimo Fagioli diceva che la gelosia nasconde in realtà l’invidia con la negazione delle qualità altrui. Viene in mente il bambino che, alla comparsa di un nuovo fratellino, spesso viene preso da rabbia e risentimento per il nuovo nato, in quanto usurpatore di carezze e attenzioni a lui rubate. Non può comprendere che il fratellino è innocente e vorrebbe essere amato anche da lui, che lo considera un nemico.
Un simile risentimento rimane e si sviluppa nei cosiddetti sovranisti di “Prima gli Italiani!!” o anche “America first!”, un urlo spesso indirizzato nei confronti dei più deboli come esuli, rifugiati, rom, ecc. E’ l’unico modo di sentirsi superiori, condividendo una pari disumanità con un pubblico egualmente incapace di relazioni affettive  consistenti.
Altre volte può succedere che, in una coppia adulta la donna si voglia separare, magari per un senso di soffocamento o di ostacolo alla propria realizzazione. L’uomo invidioso, che non ha alternative a quel legame, non può né vuole comprenderla e costruisce su di lei “il nemico”. Nei casi più gravi una separazione può procurargli un crollo di sé e delle proprie certezze, fino all’insorgere, in casi estremi, di una violenza inaudita, la stessa che aveva favorito nel tempo abusi psicologici e coercizioni ai propri disegni.
Le vittime della gelosia, anzi dell’invidia, sono i deboli, gli ingenui, quelli assetati di rapporti affettivi e senza alcuna protezione. Non compresi né accettati per le loro qualità, restano per lungo tempo confusi su quanto succede intorno, spesso prendendosene le colpe.
Fondamentale è capire tali meccanismi in tempo utile per difendersi dal violento e anaffettivo, anche solo per non perdere tempo prezioso insieme a persone indegne, atte solo a sporcare e ledere il vissuto altrui.