I giovani visionari

Square

Nel ‘68 ci fu sicuramente il primo movimento pacifista e internazionalista. Era iniziato pochi anni prima nelle università statunitensi contro la sclerotizzazione delle regole sociali e per partecipare alle scelte accademiche.
Da allora molte furono le manifestazioni condivise nel mondo, contro la guerra in Vietnam e le due guerre in Iraq, contro il deterioramento ambientale come a Genova nel 2001 fino al recente “Friday for future” ma anche contro la finanziarizzazione dell’economia avanzata di Occupy Wall Street.
In seguito le dimostrazioni in Italia si allargarono alle scuole secondarie, sfociando spesso in occupazioni. Quando i temi diventavano “politici” si manifestava con i “lavoratori” ma se le lotte si radicalizzavano si arrivava allo scontro di piazza, dove infine arrivavano gli “estremisti”, spesso violenti.
Del resto la risposta al ’68 da parte delle istituzioni nostrane si manifestò nel ’69 con la strage di Piazza Fontana e, da allora, fu un continuo di attentati di stampo fascista, tra cui i più famosi furono la bomba in Piazza della Loggia a Brescia nel 1974, quella sulla carrozza del treno Italicus nello stesso anno, quella alla stazione di Bologna nel 1980 e nel 1984 sul Rapido 904. Purtroppo gran parte degli attentatori furono protetti dai “servizi deviati” ed alcuni processi che li riguardavano finirono in prescrizione o in “non luogo a procedere”.
E’ particolare come la ribellione di giovani studenti, che chiedevano la libertà per partecipare al progresso del Paese, sprigionasse tale immane distruzione con morti e feriti. Viene in mente l’assurdo crimine del femminicidio, con cui la donna paga la richiesta di libertà all’ex compagno, mai immaginando la ferocia conseguente!
Un altro tema vicino ai movimenti riguarda i confini degli stati che rimangono invalicabili per coloro che emigrano da povertà, guerre o dittature. Su quei confini si continua a morire: nel Mediterraneo, nei deserti tra Stati Uniti e Messico, nel Golfo del Bengala per fare solo qualche esempio. Gli Stati in genere non sono particolarmente solidali, troppo presi dal PIL della propria economia, non vogliono saperne di morti in mare o di famiglie nei lager libici o ancora di minori abbandonati a mafie locali.
Per tutto quanto sopra vanno sostenuti i sogni e le lotte dei giovani idealisti, insostituibili nella costruzione di un futuro migliore per tutti!