Dalle origini della realtà umana

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Da “Il pensiero nuovo” – Lezioni 2004 di Massimo Fagioli. “In fondo il Codice napoleonico ce l’aveva detto: l’inizio è alla nascita, con il respiro. Da quel momento se si sopprime la vita è omicidio; prima no, prima è aborto procurato ma non è omicidio.” Con queste parole Massimo Fagioli ci conferma l’inizio della vita umana, a differenza di quanti dicevano che all’inizio c’è la ragione, una entità assolutamente inconsistente e non identificata, che si sarebbe espressa attraverso il linguaggio, prima del quale l’essere umano sarebbe quasi un animale.
“Tutti immaginano e pensano che i primitivi non parlavano inglese, ma emettevano suoni gutturali per intendersi in un certo modo. Però disegnavano e avevano la possibilità non solo di fare immagini mentali, ma anche di rappresentarle all’esterno.” Proprio per questo “sospetto che la realtà umana cominci quando si formano le immagini” ovvero quando si forma il pensiero. Massimo raccontava che a volte certi pazienti una volta usciti dal coma gli raccontavano dei sogni, mostrando che anche durante il coma c’era un pensiero (senza coscienza), dunque anche il sogno è pensiero: “si trattava di scoprire che il pensiero è senza linguaggio articolato, cioè è fatto di immagini.”
“Allora forse anche nel periodo preverbale, prima che venga il linguaggio articolato, prima che il bambino possa intendere le parole, ci può essere benissimo un pensiero” e questo inizierà alla nascita!
Quindi un bimbo di pochi mesi è completo di tutte le funzioni, certo non può parlare ma può interpretare le mie emozioni quando mi guarda, può comprendere gli affetti che voglio esprimere con la voce, spesso sorride se io sorrido. Il primo atto significativo dopo la nascita è dunque nella relazione con l’altro e più è ricca di affetti tale relazione più è efficace per la crescita sana del bambino.
Il bambino, questo campione in potenza dell’umanità, ci attira nella scoperta di noi stessi, ci coinvolge nella socialità, che fa star bene le persone in modo gratuito e reciproco. Purtroppo spesso si perde la spinta verso l’altro nel percorso verso l’età adulta; non per egoismo, non per il potere ma per la difficoltà di trovare, dopo tante delusioni, la strada maestra verso quella felicità del benessere collettivo.
Chi più chi meno ci si trova spesso nella impossibilità di mantenere quella energia e quell’entusiasmo che ci fa progredire nella ricerca verso un progresso sociale e partecipato. Sarà questo la causa della guerra? Certo si può dire che un eccesso di difesa verso l’altro può portare a incomprensioni, a mostrare i muscoli e le armi in possesso degli uni e degli altri. Poi ovviamente si aggiunge l’orgoglio del proprio potere e della propria autorità su altri, non importa se raggiunti con intrighi o con profitti illeciti.
E’ anche vero che ci sono sempre state superpotenze che ci obbligano a seguire dei percorsi senza alcuna possibilità di scelta, come per esempio la NATO, che si muove con il consenso americano ed è difficile dissentire! Dobbiamo riconoscere inoltre che nei primi anni ’90 abbiamo trasgredito alla nostra Costituzione, partecipando alla guerra nella ex-Jugoslavia, dove tra l’altro alcuni nostri soldati si sono ammalati per le armi americane all’uranio impoverito.
Potremo in qualche modo contrastare la guerra? Sarebbe intanto importante parlarne insieme senza ingannarci sulla reale situazione attuale (vedi incendio in Medio Oriente). Poi saranno le generazioni più giovani, visto il nostro agire inconcludente, a dover provvedere con la loro vitalità a risanare il mondo. Noi però possiamo e dobbiamo aiutarli, difenderli dalle violenze che subiscono solo perché si battono per contrastare i cambiamenti climatici o per il diritto di manifestare nelle loro scuole, dobbiamo imparare da loro la fiducia negli altri esseri umani!

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